domenica 16 ottobre 2016

MA RICORDATE CHE LA PATRIA E' IL MONDO



Scusandoci pèr il ritardo riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Mario Albrigoni e di Annalisa Alessio ( segreteria provinciale ANPI Pavia ) sul senso che riveste oggi il ricordo della scelta partigiana dell'otto settembre.
“Amate la madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo” : a scrivere queste parole, indirizzandole ai figli, è il partigiano Pietro Benedetti, ebanista, di 41 anni. Pietro Benedetti è già nelle carceri di Regina Coeli; pochi giorni dopo, il 29 aprile ’44, sarà fucilato da militi della polizia Africa italiana.
Le sue parole ( cit. lettere di condannati a morte della Resistenza ed. Einaudi) ci tornano in mente ora, nei giorni in cui ricorre l’anniversario dell’otto settembre ’43 che, per le donne e gli uomini resistenti di questo nostro Paese, fu la data di svolta, il principio della riscossa, (l’incip della anabasi), il punto di partenza di quel lungo cammino ed arduo (in armi) volto, certo, alla vittoria sulle forze nazifasciste, ma anche e soprattutto inteso alla liberazione dell’uomo dall’oppressione, dalla paura, dalla sudditanza impaurita e servile.
Di queste parole oggi ri-scopriamo l’attualità e la universalità : stasera abbiamo ascoltato la notizia di come  le grandi democrazie europee, Inghilterra e Francia, tradiscano sé stesse, e i propri principi fondanti, procedendo, non diversamente da come è accaduto in Ungheria, da parte della destra xenofoba e nazionalista, alla costruzione di un muro che argini l’inarrestabile flusso di uomini disperati e disposti a tutto in cerca di miglior fortuna, migranti e richiedenti asilo dal sud torturato del mondo.
Non solo si tratta di una migrazione inarrestabile, già scritta, in qualche misura, nella storia di cui l’Occidente stesso è stato artefice, ma si tratta di un evento che va gestito e governato con nuove capacità di intelligenza generatrice di soluzioni efficaci, portatrici di rispetto e integrazione. La costruzione dei muri non ferma la storia, mai. Piuttosto la costruzione di un muro, così come una guerra, lascia dietro di sé una lunga scia di odio che cerca sangue e vendetta.
Oggi, come l’otto settembre ’43,  sta anche a ciascuno di noi scendere nel profondo di sé, interrogarsi e “scegliere” da che parte stare e “quale uomo”  essere.

Se colui che sprofonda nel sonno della ragione e privilegia una presunta sicurezza, rinunciando alla propria umanità spregiando un proprio simile e marchiandolo come “nuovo nemico”.
O colui che, con molta modestia e molta pazienza, cerca categorie nuove per ragionare e per abitare il mondo, e ritrova nel lessico dell’antifascismo indissolubilmente coniugato alla democrazia, le parole più autentiche per ri-fondare una nuova patria che abbia come orizzonte il mondo."


8 settembre 2016.

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