lunedì 17 ottobre 2016

TRA REVISIONISMO E MITO DEL BUON ITALIANO


Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Marco Sannella del nostro direttivo: una riflessione sulla commemorazione del 16 ottobre ’43, anniversario della deportazione del ghetto di Roma, sottratta al revisionismo e libera dal mito del "buon italiano".
"Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha commemorato il 73° anniversario della Razzia, e Deportazione/”Sterminio”,aggiungiamo noi, del Ghetto di Roma tra reticenze e mezze verità. In sintonia, peraltro, con i commenti della stampa mainstream. In sostanza si deresponsabilizza, si banalizza, si attenua sino a cancellare il ruolo degli italianissimi fascisti. 
Celeste Di Porto, spia e collaborazionista delle camice nere di Roma

Rimane il ruolo ampiamente documentato della barbarie nazista.
Giova, viceversa, ricordare la solerzia collaborativa delle unità amministrative e militari del giovane Governo fantoccio della Repubblica Sociale Italiana. La collaborazione delle autorità e degli uffici delle Prefetture e dei Comuni della RSI risultò fondamentale per agevolare enormemente il compito dell’Ufficio IV B della Centrale di Sicurezza del Reich, agli ordini di Theo Dannecker e Herbert Kappler, direttamente inviati da Eichmann in Italia. Le liste del censimento del 1938, con gli aggiustamenti successivi, permisero e furono indispensabili per l’individuazione ed il rastrellamento degli ebrei romani. Come d’altronde furono essenziali le segnalazioni e denunce dei fascisti italiani per i primi massacri degli ebrei del Lago Maggiore e per la deportazione degli ebrei di Merano nel settembre 1943. La retata del 16 ottobre fu la più rilevante tra quelle compiute in Italia, anche per il carattere dimostrativo e intimidatorio e apparentemente al di fuori di un piano sistematico. I 1023 ebrei romani costretti a salire su vagoni piombati transitarono per il Campo di Fossoli, campo di concentramento e transito gestito dalla polizia fascista, e furono diretti al Campo di sterminio di Auschwitz. In ultimo, ricordiamo che il 16 ottobre non mancò il solito rituale di orientamento dell’opinione pubblica da parte dei fascisti: la mattina della retata al Portico d’Ottavia il quotidiano romano “Il Messaggero” pubblicò l’editoriale antisemita Il nemico numero uno.

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